Juventus Inter
mercoledì 16 dicembre 2009
Nuovo inizio!!
martedì 3 marzo 2009
Decide Marchisio
Sono giorni da 1-0. Il minimo. La Juve uscita da Stamford Bridge sconfitta con quel risultato che la tiene in corsa in Champions, ha ripagato con eguale moneta il Napoli: non c’è da scatenarsi in una lambada perché anche ieri la prova dei bianconeri non ha soddisfatto chi attende di rivedere una grande squadra e ne cerca i segnali, però in certi momenti, in cui si moltiplicano gli impegni su tutti i fronti (martedì c’è pure la semifinale di Coppa Italia con la Lazio) è già molto non sbracare con la testa e con il cuore. Pure queste sono le prove per tenere attiva la classifica. Quanto al gioco bisogna attendere, ammesso che possa arrivare con Ranieri in panchina. Il Napoli, due punti nelle ultime 8 giornate, si è sfatto e crediamo che Reja pagherà lo svacco dei suoi giocatori. E’ incredibile come la squadra che ai primi di febbraio fu sul punto di eliminare i bianconeri dalla Coppa Italia, all’ultimo giorno del mese sia diventata il sacco vuoto che abbiamo visto nel primo tempo e pieno soltanto di rabbia nelle ultimissime fasi del match.La Juve ha impiegato 44’ per segnare e c’è riuscita con un tiro di Marchisio deviato in modo decisivo da Blasi (una volta lo si considerava autogol), ma è successo per colpe sue e non per il gioco dei partenopei che faticavano persino ad allontanare la palla dall’area. Fu menestrello e sognatore chi pensava che una squadra raggrumata attorno a un solo talento vero, Lavezzi, potesse mantenersi a lungo tra le prime, tuttavia non è possibile che si siano imbrocchiti tutti al punto da non mettere insieme tre passaggi. Forse il peso è nella paura delle critiche, non volendo pensare peggio. Reja, per arginare la crisi, ha elaborato una versione molto difensiva, più nei compiti e nelle idee che negli uomini. Peccato per lui che difendersi sia la cosa che il Napoli sa fare meno: stavano in 8 in mezzo e ai bordi dell’area, la Juve poteva avanzare. Il profitto era modesto. Navarro arrivava sul primo tiro della partita (11’, bel numero di Del Piero per liberare il sinistro), respingeva al 15’ con un bel riflesso e qualche fortuna la botta ravvicinata di Trezeguet, con Giovinco che sprecava la ribattuta a porta vuota, e deviava in angolo la solita punizione di Del Piero, che non è più micidiale come 4 mesi fa. Sembrava una passeggiata di salute per la Juve, l’ombra della fatica accumulata mercoledì a Londra si stemperava nella pochezza di una partita in discesa. Ma qualcosa si inceppava anche nei bianconeri, quasi che vedendo giocare malissimo gli avversari, li volessero imitare. Diffidare dei cattivi maestri.Il problema è che nessuno serviva Trezeguet, che non ha ancora la lucidità o le gambe per sottrarsi al fuorigioco: il francese ci cadeva con la frequenza del peggior Inzaghi. Del Piero si ingobbiva, dopo il bell’avvio. Giovinco è un caro ragazzo ma se qualcuno in corso Galileo Ferraris coltiva l’idea che possa diventare l’erede di Nedved è meglio che cambi mestiere: con tutta la buona volontà il giovanotto incideva pochissimo nei passaggi, negli assist, negli spunti, nell’ariosità della manovra. Il Napoli rifiatava un po’, anzi al 38’ si presentava davanti a Buffon con Hamsik e il portierone riusciva a chiudergli lo specchio della porta in uscita bassa. A centrocampo Marchisio e Poulsen (buona partita ma è un doppione di Sissoko) facevano il loro, la Juve mancava di una manovra insistente sulle fasce. Così il gol veniva dall’iniziativa centrale di Marchisio. Navarro sembrava sul lato giusto, la deviazione di Blasi lo spiazzava. Nella ripresa, Ranieri provava una soluzione nuova: senza Giovinco e poi Del Piero (e con Legrottaglie ammonito e infortunato: salterà il derby), la Juve si disponeva a «rombo». Il Napoli ci metteva un po’ d’anima e un minimo di Lavezzi: il finale era più pirotecnico per i fischi casuali di Ayroldi, che ci azzeccava, lui come il guardalinee, però nel vedere Cannavaro in fuorigioco davanti a Buffon al 43’. Il fischio fermava l’azione prima che Lavezzi mettesse in porta.martedì 17 febbraio 2009
Juve al pao!
La Juve sbatte contro i pali e frena in casa: lo scudetto resta lontano. I bianconeri non vanno oltre l’1-1 contro la Sampdoria e perdono l’opportunità di avvicinare la vetta della classifica in attesa del derby milanese.Lo stop arriva al termine di 90’ nella quale formazione di Claudio Ranieri colleziona una lunga serie di occasioni e paga a caro prezzo l’unica distrazione difensiva.La Juve comincia bene e spaventa Castellazzi con Nedved e Del Piero. Appena supera la metà campo, però, la Samp fa centro: Cassano inventa per Pazzini che batte Buffon e firma l’1-0 dopo 10 minuti. I bianconeri incassano il colpo e ripartono a testa bassa a caccia del pareggio. La Vecchia Signora fatica a trovare spazi contro avversari che si chiudono sistematicamente. I padroni di casa, però, creano almeno 4 opportunità da rete: Amauri non trova la deviazione vincente in due circostanze (21’ e 35’), mentre Nedved non inquadra la porta al 38’ con una conclusione dal limite dell’area e poco dopo, al 40’, spedisce sul palo da pochi passi dopo l’assist di Del Piero. Il ceco non è assistito dalla buona sorte, visto che al 46’ centra la traversa con un colpo di testa.All’inizio della ripresa arriva il terzo palo della giornata, ma stavolta a tremare è la porta di Buffon: il numero 1 bianconero può solo guardare il pallone che, dopo una deviazione di Molinaro, rimbalza in campo. La Juve, con Giovinco al posto di Poulsen, propone un assetto ancor più offensivo. La mossa si rivela azzeccata: al 63’ il fantasista crossa, Amauri si tuffa e di testa firma l’1-1. Il gol è un’iniezione di fiducia supplementare per i padroni di casa che al 65’ collezionano un clamoroso doppio legno con Del Piero: la punizione del numero 10 scuote la traversa e carambola sul palo. Il forcing bianconero prosegue senza pause, il fortino blucerchiato scricchiola ma regge anche quando Giovinco, all’83’, trova spazio: sinistro secco, Castellazzi respinge anche l’ultimo assalto.giovedì 5 febbraio 2009
La Juventus è in semifinale!!
Dopo centoventi minuti di battaglia solo l’errore dal dischetto di Gargano regala alla Juve la semifinale di Coppa Italia con la Lazio. E il Napoli recrimina sulle troppe occasioni sbagliate nel secondo tempo, quando la Juve sembrava alle corde. Prendi due squadre che attraversano un momento difficile in campionato e due allenatori attenti a bloccare le fonti del gioco altrui e ne esce un primo tempo con poche fiammate, quasi tutte dai piedi di Lavezzi e Marchionni. Più movimentata la ripresa, che si apre al 3’ con uno splendido assolo di Lavezzi, che salta quattro bianconeri come birilli e si fa rimpallare la conclusione. Un minuto dopo ancora Lavezzi sfugge a Legrottaglie, ma il sinistro è ben controllato da Manninger. L’argentino va gambe all’aria in area bianconera, Reja s’infuria, ma anche in questo caso non sembra rigore. La Juve prova a scuotersi dal torpore, ma nell’ultimo quarto d’ora la spia della benzina bianconera segna riserva e il Napoli affonda i colpi. Comincia il festival azzurro del gol sbagliato. Al 36’ Gargano, solo davanti a Manninger, si fa rimontare da Mellberg. Sul corner, Lavezzi sbaglia la misura del destro. Nemmeno Zalayeta, un minuto dopo, in contropiede trova la porta. Poi Lavezzi mette in mezzo uno splendido assist per Bogliacino, che a due metri da Manninger però non mette il piede. Nel recupero Trezeguet segna il gol-qualficazione, ma Ayroldi vede un fuorigioco che non c’è e annulla. Azione di lettura complicata: e infatti la Juve nemmeno protesta. Nell'overtime la Juve si rianima. Trezeguet si mangia un gol fatto con la complicità di Navarro, Nedved e Del Piero sfiorano il colpo del ko, negato solo da un super salvataggio di Cannavaro. Poi la roulette dei rigori, decisa dall’errore fatale di Gargano.venerdì 23 gennaio 2009
Lo "special one" sta diventando piu simpatico!
Almeno in una cosa, per ora, Josè Mourinho è stato più Special di Roberto Mancini: nemmeno cinque mesi, e già s’è fatto amare dai tifosi juventini. Mica è da tutti diventare l’idolo della tribù nemica. C’è riuscito da quando ha spianato l’infantile sua truppa, ipse dixit, sculacciata a Bergamo dall’Atalanta: «Il primo scudetto ve lo hanno dato in segreteria - avrebbe tuonato il tecnico -, il secondo lo avete vinto perché non c’era nessuno. Il terzo all’ultimo minuto. Siete una squadra di...». Al popolo bianconero, che da due giorni impalla i blog, non pareva vero: «Mou uno di noi».Tanto per far capire l’euforia, a un certo punto sulle pagine di internet, tra i complimenti e gli inni all’avversario, qualcuno arriva ad appiccicare la foto di Mourinho esultante, con la maglia della Juve sotto l’immancabile giacca scura. Per diventare un’icona, seppure della fede sbagliata, è bastata quella sfuriata. Tutto quello che, da oltre due anni, grida gran parte dei credenti juventini è stato sottoscritto dal capo dell’accampamento nemico: il massimo. L’anatema dello Special One contro gli ultimi scudetti interisti: qualcuno già medita di confezionarci striscioni da appendere allo stadio. Che poi lo stesso riceva da Massimo Moratti sette milioni di euro l’anno, cosa ovviamente ricordata sui blog ogni due messaggi, rende il tutto irresistibile. Per palati bianconeri, s’intende.Nell’attesa, da due giorni, le parole di Mourinho stanno riempiendo i muri telematici della casata altrui, quella juventina. Contatti e commenti si sono impennati a livelli da record, mai toccati, neppure quando si discute del prossimo acquisto bianconero o su chi fare giocare la domenica successiva. Oltre 130.000 interventi sul forum “j1897.it”, quasi 5.000 su “Vecchiasignora.com”. Tanto da far pensare ad artifici elettronici: «Il forum sarebbe imballato», commenta qualcuno. Invece, basta navigare, e ti ritrovi in mezzo a decine di pagine che parlano di Mourinho, ormai per tutti Mou. Per fargli i complimenti. «Mou uno di noi», è il commento più incollato, anche se c’è chi si sbilancia ancora di più: «Mou vieni alla Juve». E ancora: «Mou allenatore della Juve!!!». Fortuna che era l’Antipatico. Non in questi giorni: «A me Mourinho non sta poi così tanto antipatico. Mi chiedo cosa ci faccia nell’Inter», si legge ancora. Altri sperano che il portoghese continui: «Potevi anche dirgli che in Champions League il miglior risultato negli ultimi 40 anni è stata una semifinale con Cuper». E poi, come un jingle, ovunque trovi la frasetta magica, ormai issata a filastrocca del buon tifoso juventino: «Il primo scudetto ve lo hanno dato in segreteria, il secondo lo avete vinto perché non c’era nessuno. Il terzo all’ultimo minuto. Siete una squadra di ...». Che qualcuno dovesse mettere in riga i giocatori, non lo negano neppure i tifosi nerazzurri, ma a pochi è piaciuto lo sfogo di Mourinho. Figurarsi a Moratti.Qualcuno ci ha intravisto anche una frecciata indiretta, ma neppure troppo, a Mancini, cui il tecnico ogni giorno viene affiancato e paragonato. L’Inter del Mancio, al giro di boa, aveva più robusti vantaggi sulla concorrenza, allora Josè, una volta per tutte, avrebbe chiarito il suo pensiero sul valore di quei risultati: con la Juve prima in serie B, e poi in ricostruzione, non si era in regime di libero mercato. Se non altro, ora il portoghese ha conquistato l’uditorio avversario, dopo che già molti giocatori bianconeri lo stimavano: «Durante i fatti di Calciopoli - ironizza Alberto Rossetto, dell’Associazione Nazionale Amici della Juve - Mourinho era all’estero e si vede che lì hanno capito meglio come sono andate le cose in Italia. Del resto, quelle considerazioni, lui le aveva fatte anche quando stava al Chelsea. E a me, Mourinho non è stato mai antipatico. Finalmente, qualcuno dice la verità anche dentro l’Inter». Il verdetto, è già scritto: «Mourinho uno di noi», e «Quest’uomo è un mito». Da ingaggiare: «Non costasse così tanto, potrebbe venire alla Juve». Qualcuno, nei blog, s’interroga sulla veridicità delle dichiarazioni, ma è la minoranza: troppo bella la storia, per metterla in discussione con un po’ di verità, pensa la maggioranza dei bianconeri. C’è chi non ha dubbi, citando ancora Mou: «Ha detto la verità. In fondo, non è mica un pirla».La stampagiovedì 22 gennaio 2009
Stiamo arrivando!!
La Juve non è riuscita ad approfittare del tutto del pesante scivolone dell’Inter di oggi pomeriggio a Bergamo e contro la Lazio all’Olimpico di Roma questa sera ha chiuso 1 a 1, riducendo di un solo punto il distacco in classifica dai nerazzurri. Primo tempo di marca laziale, secondo tempo invece juventina, risultato quindi giusto. In rete dapprima i padroni di casa con Ledesma al 25mo, direttamente su calcio d’angolo, con il portiere bianconero Manninger che sbaglia l’uscita e si fa sorprendere dal pallone che va ad infilarsi nell’angolo alto alla sua sinistra. Il pari arriva dopo appena cinque minuti con Mellberg che di testa dagli undici metri insacca indisturbato dopo l’angolo battuto da Marchionni. Gara spettacolare e combattuta, con occasioni da entrambe le parti ma il risultato rimane fissato sul pari, con un gol per parte. Per lo juventino Legrottaglie «è stata una partita durissima, un tempo a testa, loro il primo e noi il secondo. Abbiamo rosicchiato un punto e adesso il campionato si fa vivo, noi siamo migliorati e abbiamo un girone di ritorno interessante. L’inter deve stare attenta perchè noi siamo affamati. Obiettivo scudetto? assolutamente sì», ha dichiarato a bordo campo, al termine della gara, ai microfoni di Sky Sport 1. In classifica ora l’Inter è a quota 43 e la Juve sale a 40, mentre il Milan è a quota 37.La stampagiovedì 15 gennaio 2009
Tris in coppa!!
Primo tempo è di marca bianconera. La Juve parte forte, vuole cancellare gli impacci patiti in campionato contro il Siena. Il Catania all'inizio è poco concentrato, lascia troppi spazi. E la Juve ne approfitta subito. Al 4' è già in vantaggio. Gol di Marchionni, di rapina, da centravanti che non è. L'esterno destro segna raccogliendo una respinta corta di Bizzarri su un colpo di testa di Del Piero. Bello il cross dalla sinistra di De Ceglie, che origina il pericolo. È proprio sulla fascia mancina che la Juve fa paura: l'esterno aostano è un terzino sinistro propositivo, Giovinco, davanti a lui, una punta esterna che quando può punta sempre l'avversario diretto, Sardo, e dialoga con Del Piero, che si allarga spesso e volentieri su quella fascia. Poi il Catania si riequilibra e rischia meno, anche se la Juve, quando innesca quei due là davanti, continua a far paura. La squadra di Ranieri sfiora il 2-0 con Amauri prima e poi Del Piero poi nella stessa azione. Spreconi. Poi il capitano bianconero si mette in proprio e si inventa un'azione personale superba che si infrange contro il palo, colpito di sinistro. All'intervallo è 1-0. La Juve non ha concretizzato le tante occasioni create.
La Juve ricomincia da dove aveva finito. Collezionando occasioni-gol. Bizzarri si esalta su Del Piero, Giovinco e Marchionni vanno vicini al 2-0. Che però continua a non arrivare. Il Catania spera in uno scherzetto in extremis, ma dietro il baby Ariaudo, accanto a Legottaglie, fa buona guardia, poco impegnato da Plasmati e dagli evanescenti Dica e Martinez. Infine la Juve trova il gol scacciapensieri. Con uno splendido triangolo Giovinco-Del Piero-Giovinco. La Formica Atomica segna il suo secondo gol stagionale in bianconero. Gol di Giovinco, ispirato dal capitano. Scheggie di futuro. Poi il numero dieci, dopo aver colpito di testa una traversa, trova la meritata rete personale. Di sinistro in girata. È entrato in tutte le reti dei suoi. La Juve si gode una bella serata. Nei quarti sfiderà il Napoli, che l'ha eliminata nella scorsa stagione.
lunedì 12 gennaio 2009
Ci pensa ancora Alex!
La Stampa - Senza riparlare dei titoli tolti alla Juve con Calciopoli e sui quali si tornerà a discutere qualora Moggi fosse assolto al processo di Napoli, c’è da augurarsi che i bianconeri e l’Inter si concentrino sullo scudetto più attuale perché, a giudicare dalla ripresa del campionato, la testa dei duellanti è ancora altrove. Sabato sera abbiamo visto Mourinho salvarsi contro il Cagliari buttando in campo disperatamente tutti gli attaccanti che aveva come fossero monetine in una slot-machine: se gli avessero detto che Beppe Baresi, che gli fa da vice, era stato un centravanti e non un medianone d’altri tempi, l’avrebbe obbligato a spogliarsi e a entrare pure lui. Ieri la Juve di Ranieri gli ha risposto con una partita al cloroformio in cui lo schema vincente è stata una punizione di Del Piero, non proprio di quelle che si elaborano in settimana alla lavagna, tanto che lo stratega del Testaccio quando gli hanno chiesto come fossero preparati i «veli» e quant’altro i bianconeri combinano per disturbare il portiere sui tiri di Alex ha risposto che «sono cose che vedono tra loro». Cioè tra i giocatori. Lui non ci mette il becco. Questo per dire come l’avvio dell’anno abbia un po’ messo in crisi i due tecnici che guidano il campionato. Per la Juve c’è almeno la soddisfazione di aver accorciato l’elastico con cui è legata alla vetta della classifica: ci sono due punti in meno da rimontare, la «realpolitik» impone il sorriso dopo l’1-0 al Siena che prima della sosta aveva perso contro l’Inter, altrettanto immeritatamente ma con in più la rabbia per il gol decisivo che persino un cieco avrebbe giudicato irregolare. Qui i toscani non hanno episodi sui quali recriminare, tranne forse per il tocco di mano di Legrottaglie nel primo tempo sul tiro di Calaiò (unico spunto dell’ex granata), ma è difficile parlare di rigore quando l’unico modo per evitare l’impatto delle braccia con la palla sarebbe tagliarsele. Giampaolo, infatti, non ne ha accennato. Ha trascinato in giro quella faccia sempre malinconica, ha raccolto i molti consensi che però non fanno classifica e se ne è andato, rimestando dentro di sé il rammarico per i due tiri che il sorprendente algerino Ghezzal, che l’anno scorso giocava in C nel Crotone, ha scagliato verso Manninger nel giro di un minuto (il 37’ della ripresa) e che potevano produrre il pareggio. Il primo l’ha respinto fuori porta Manninger con un po’ di fortuna, il secondo l’ha miracolosamente rimpallato Grygera. Il Siena dal punto di vista offensivo non ha ottenuto altro, però ha occupato il campo concedendo pochissimo alla manovra juventina che non trovava aiuto nell’azione di Marchionni (fresco ma impreciso) né dalle invenzioni di Del Piero, quasi inguardabile per i suoi standard: Alex non trovava il passo né il passaggio, si sarebbe poi perso per tutto il match tranne che su un pallone, posato con cura a 25 metri dalla porta di Manitta, nel punto in cui Nedved aveva subìto il fallo di Jarolim. Era il 33’ del primo tempo, fino a quel momento il portiere senese aveva badato soltanto a sistemare le zolle ghiacciate sulle quali rischiava una figuraccia: neppure un tiro aveva disturbato il suo quieto pomeriggio. Ma Del Piero quest’anno ha nella gamba destra un chip elettronico che elabora tutti i dati che gli servono: distanza, angolo di battuta, posizione della barriera, posizione del portiere, magari la presenza del vento. Soltanto un computer può guidare la palla in quel modo, con la dovuta precisione e potenza. Si pensa che ormai i portieri abbiano visto, studiato e capito tutto dei suoi tiri, lui comunque li frega e Manitta è volato invano a prendere la palla sulla sua destra. Quando è arrivato sulla traiettoria, quella era già finita in porta. Così una Juve opaca ha trovato la serratura per aprire il match. Probabilmente non ne avrebbe avute altre, anche se Amauri si batteva splendidamente e inventava dribbling feroci senza trovare però la battuta giusta, anzi sbagliando la conclusione di testa sul cross di Grygera all’11 del primo tempo. Ranieri in settimana lavorerà per ripristinare la situazione prima della sosta, il match di Coppa Italia con il Catania può aiutarlo, oltre a rilanciare uomini persi da tempo come Buffon. La Juve comincia l’anno con speranze più concrete. Nel gioco però era meglio prima.
